Perché un gigante sano e robusto come l’orso delle caverne si è estinto?
Non è mai facile rispondere a domande di questo tipo, perché l’evoluzione è un processo imprevedibile e molti fattori concorrono sempre a determinare un certo risultato.
Noi sappiamo da evidenze recenti che l’orso delle caverne europeo (Ursus spelaeus) viveva in un territorio molto vasto, dalle coste dell’Atlantico fino agli Urali, ma aveva una dieta prevalentemente vegetariana e piuttosto specializzata. Questo significa che se ne stava nelle zone in cui c’erano le sue piante preferite. Inoltre, avendo una stazza notevole (fino a 1000 kg per i maschi!), aveva bisogno di mangiare tanto. Quindi poteva vivere soltanto nei luoghi in cui ci fosse stata la vegetazione prediletta e in gran quantità. D’inverno, quando la disponibilità di cibo scarseggiava, aveva trovato una soluzione ben nota: quella di ibernarsi e di andare in letargo.
Il problema è che durante il Pleistocene vi furono continue oscillazioni tra periodi glaciali freddi e periodi interglaciali caldi, con mille fluttuazioni intermedie. Insomma, il clima cambiava continuamente e con esso la vegetazione, che si spostava di latitudine e si modificava nella composizione.
Risultato, intorno a 24mila anni fa, l’orso delle caverne non riuscì a far fronte al cambiamento climatico. Le popolazioni diventarono sempre più piccole e frammentate in grandi territori, isolate le une dalle altre. In gruppi piccoli gli individui tendono ad accoppiarsi tutti fra di loro, anche tra consanguinei, indebolendo geneticamente la specie. In alcuni casi, gli orsi delle caverne furono anche cacciati e uccisi dagli esseri umani che abitavano nelle stesse vallate.
Alla fine, un po’ cacciati e un po’ in difficoltà per il clima, i piccoli gruppi di orsi si spensero come tante candeline, finché scomparve anche l’ultimo e la specie si estinse.
Così successe anche per il più gigante degli orsi, che scomparve dalla Terra senza lasciare discendenti.