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Per informazioni tecniche legate ai comunicati stampa, scrivere a: Elena Livia Pennacchioni - - press@parconaturaviva.it - T +39388.3216084
È ARRIVATA ELKA, LA LINCE DEI CARPAZI CHE FA COPPIA CON VILCAN: L’EVENTUALE PROLE NEL PROGETTO DI REINTRODUZIONE
Al Parco Natura Viva è arrivata Elka, la femmina di lince dei Carpazi che già fa coppia fissa con Vilcan. Per loro, il reparto è raddoppiato e sfiora adesso gli 800 metri quadrati tra querce, rocce e sottobosco. Un exhibit perfettoper attendere una nuova prole, destinata a far parte del progetto di reintroduzione in natura della lince euroasiatica. Proveniente dal parco zoologico di Jahlava in Repubblica Ceca, Elka si è ambientata pian piano e Vilcan l’ha accolta con benevolenza. Entrambi trascorrono questi giorni perlustrando il proprio territorio e riposando tra i rami in un perfetto esempio di mimetismo tra le foglie autunnali.“L’aumento del reparto, che già aveva tutte le caratteristiche necessarie per ospitare questa specie - spiega Camillo Sandri, direttore zoologico del Parco Natura Viva - garantisce ora una vera e propria anticamera di adattamento all’ambiente naturale. E l’obiettivo del progetto di reintroduzione, svolto grazie al contributo dei giardini zoologici europei, è di riuscire a connettere tra di loro piccole popolazioni esistenti e creare una popolazione sostenibile di lince dei Carpazi”. Si tratta del terzo predatore più grande dopo orso e lupo, che detiene il primato in fatto di elusività e che, nel nostro Paese, è ancora considerato il più raro tra tutti i mammiferi. A portarla alla scomparsa in Italia fino alla prima metà del ‘900 è stata la persecuzione dell’uomo e ancora oggi, la lince è presente con piccole popolazioni relitte per le quali sono necessarie incisive misure di conservazione. Dal manto maculato e dagli inconfondibili lunghi ciuffi sulla punta delle orecchie, Elka e Vilcan sono distinguibili solo ad un occhio attento, soprattutto per la variabilità delle macchie scure sulla loro pelliccia bruna. Entrambi molto schivi, amano muoversi al crepuscolo o di notte, mentre durante il giorno non perdono mai il controllo sui movimenti dei visitatori.In natura, nonostante le sue dimensioni non superino quelle di un cane di media taglia, la presenza della lince assicura un ruolo ecologico fondamentale nel controllo degli ungulati. Una delle sue prede preferite è infatti il capriolo, ma non disdegna cervi, camosci o renne. Solo una strategia di conservazione integrata tra allevamento in ambiente controllato e rafforzamento delle popolazioni in natura, permetterà a questa specie di tornare a popolare i boschi d’Europa.
ERANO ESTINTI, CON L’ULTIMA REINTRODUZIONE IN KAZAKISTAN ORA SONO 1.300: TUTTI I NUMERI DELL’ULTIMO CAVALLO SELVATICO
L’ultimo esemplare allo stato selvatico fu avvistato tra le steppe dell’Asia centrale nel 1969. Dichiarato estinto in natura, la lunga maratona per il ritorno del cavallo di Przewalski è iniziata nel 1992, grazie all’allevamento nei parchi zoologici d'Europa. Con gli ultimi 7 reintrodotti quest’anno, il 2024 celebra i 32 anni di progetto e un definitivo “back from extinction” con poco più di 1.300 esemplari ora liberi tra Cina, Mongolia e Kazakistan. A fare il punto sui numeri di uno dei più grandi successi della conservazione della biodiversità è il Parco Natura Viva di Bussolengo, l’unico parco zoologico d’Italia che ospita i cavalli di Przewalski sin dal 2007.Reduce da una recente spedizione di monitoraggio in Mongolia, il Parco Natura Viva ha preso posto a Fieracavalli con la sua Fondazione ARCA e ha ricevuto la visita del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida e del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Per raccontare il progetto europeocondotto dallo Zoo di Praga, dalla Zoological Society di Francoforte, dallo Zoo di Berlino e dallo Zoo di Norimberga, insieme al Parco Nazionale Hortobágyi e agli enti locali. Un sodalizio che oggi gestisce una riserva genetica di 328 animali, la stessa che ha permesso a questa specie di non scomparire per sempre e tornare indietro nella Lista Rossa della IUCN da “estinta in natura” a “in pericolo” di estinzione. Ma l’obiettivo di sostenibilità delle popolazioni non è ancora stato raggiunto e le minacce di degradazione dell’habitat ancora pendono sull’ultima specie di cavallo selvatico esistente.“Per la prima volta quest’anno - spiega Caterina Spiezio, direttrice scientifica di Fondazione ARCA del Parco Natura Viva, rientrata da poco dalla spedizione - è stato aggiunto il Kazakistan ai siti di reintroduzione, con l’obiettivo di creare una continuità tra le popolazioni già reintrodotte nelle vicine Cina e Mongolia. Ed è proprio in quest’ultimo areale storico del cavallo di Przewalski, che si concentra il numero maggiore di esemplari. Ma ancora non basta. Il monitoraggio che abbiamo condotto tra le steppe del Parco Nazionale di Hustai ha fotografato una delle popolazioni più estese al Mondo con oltre 300 esemplari, organizzati in 70 gruppi. Tuttavia, solo quando la popolazione sarà aumentata a circa 500 takhi (il nome mongolo tradizionale di questa specie) serberemo davvero fiducia nel futuro di questi cavalli. Tutti gli sforzi per preservare in modo sostenibile le popolazioni non porteranno a nulla, se anche il loro habitat non godrà dell’adeguata protezione”. Al centro delle attenzioni dei ricercatori c’è infatti la necessità di ridurre il rischio di ibridazione con i cavalli domestici e limitare la competizione con l’allevamento intensivo del bestiame.L’ULTIMO CAVALLO SELVATICO A FIERACAVALLICasse da trasporto realmente usate per le reintroduzioni in natura, riproduzioni dei cavalli di Przewalski e laboratori a tema per i bambini. Al padiglione 4 della più importante fiera legata al mondo dell’equitazione, Fondazione ARCA - Parco Natura Viva mostrerà al pubblico il lato più nascosto di uno dei progetti di conservazione della biodiversità di maggiore successo al Mondo. Jason e Kristian, i cavalli di Przewalski che vivono al Parco Natura Viva - gli unici a vivere in un parco zoologico d’Italia - saranno i protagonisti di quattro giorni di sensibilizzazione sulle minacce che ancora corre questo antico animale.
NATA UNA PICCOLA GRU ANTIGONE (VULNERABILE), L’UOVO SI ERA SALVATO DA DUE TEMPESTE E UN ALBERO CADUTO
Le sue ali non sono ancora del tutto sviluppate e il piumaggio rossiccio è ancora lontano dal grigio elegante dei suoi genitori. Ma cresce bene il pulcino di gru antigone venuto alla luce in agosto al Parco Natura Viva, nonostante la sua nascita sia stata accompagnata da una serie di disavventure che lo avevano dato per spacciato quand’era ancora dentro l’uovo. “Vulnerabile” di estinzione secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, questa schiusa si deve alla determinazione di mamma e papà gru, che hanno dovuto fare i conti con due ondate di maltempo e un albero caduto accanto al nido. Una nascita preziosa per il più alto uccello volatore esistente, minacciato dalla conversione delle zone umide in coltivazioni agricole intensive tra Asia e Australia. E dalla Mongolia, dove lo staff si trova per portare il contributo del Parco Natura Viva al 17° Asian Society Conservation Medicine Conference, arriva la notizia della reintroduzione in Vietnam di giovani esemplari grazie all’allevamento in parchi zoologici e in centri di riproduzione della Tailandia.“Il primo tentativo di avere dei pulcini per questa coppia si era interrotto a causa di un forte temporale che aveva distrutto il nido”, spiega da UlaanbataarCaterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva di Bussolengo, impegnata nella definizione di un accordo di collaborazione con il Khorat Zoo della Tailandia proprio per la salvaguardia di questa specie. “Eravamo già rassegnati ad attendere la prossima stagione riproduttiva, quando ci siamo accorti che le due gru non si sono date per vinte. E hanno realizzato un altro nido, molto più grande, che ha raggiunto i due metri di diametro. Non solo: hanno deposto due uova, incubandole con estrema collaborazione. Ma è giunta la seconda tempesta, che ha abbattuto un albero proprio accanto al nido. Per giorni i genitori si sono mostrati attenti e pronti a reagire al primo rumore. Si alzavano continuamente ma non hanno mai abbandonato la cova, fino alla nascita di questo bellissimo pulcino”. Un successo anche per lo staff, che li ha aiutati in tutte le fasi per ripulire il reparto evitando qualunque forma di disturbo. Per conoscere il sesso della piccola gru antigone bisognerà attendere le analisi del DNA attraverso le penne ma nel frattempo, in attesa di iniziare ad assumere le sembianze di un giovane, il pulcino zampetta ancora frettolosamente dietro a mamma e papà alla ricerca di vegetazione e invertebrati acquatici. Fin quando, esausto dal grande impegno, si addormenta tra le foglie del boschetto che lo mimetizzano alla perfezione.Legata profondamente agli ecosistemi acquatici, la prima minaccia a carico di questa specie è la conversione delle zone umide in vaste aree agricole. In particolar modo, tra India e Sud-Est Asiatico, la perdita di habitat è dovuta alle coltivazioni intensive di soia o canna da zucchero. Mentre in Australia, dove la popolazione è migratrice, il pericolo maggiore viene dal disturbo causato dalle infrastrutture elettriche e dal consumo di suolo.
URIAL, ANTILOPI NYALA E LICHI DEL NILO: ECCO I PICCOLI DI FINE ESTATE AL PARCO NATURA VIVA
Due gemellini di urial, due fratelli di antilope nyala e due lichi del Nilo. Questi i piccoli che a fine estate sgambettano al Parco Natura Viva di Bussolengo, ognuno nel proprio gruppo familiare costituito da mamme, papà, fratelli e altri parenti. Tra tutti, sono i gemelli di urial - un maschio e una femmina - ad appartenere alla specie più a rischio in natura: tra le regioni montuose e desertiche dell’Asia centro-occidentale, questo progenitore della pecora domestica ha affrontato negli ultimi 10 anni un declino tra il 30 e il 50% delle sue popolazioni. Sul banco degli imputati l’espansione delle attività di allevamento che accende la competizione con il bestiame domestico per l’accesso alle risorse alimentari. Ma anche l’esposizione della testa del maschio come trofeo, dotata di bellissime corna ricurve, costituisce una grande spinta al bracconaggio. Si tratta tuttavia di una dotazione utilissima per gli esemplari in natura, che regola i rapporti tra maschi e stabilisce la leadership.Dalle montagne dell’Asia alla savana boscosa dell’Africa del sud. I due fratelli di antilope nyala hanno mesi di differenza e la loro mamma ha ormai occhi solo per il più piccolino, con una predilezione particolare per il boschetto tra i due laghetti. Dove ama brucare all’ombra e senza disturbi neppure da parte degli ippopotami, che convivono con i nyala in un reparto misto unico in Europa. Convivenza tra specie diverse anche per i piccoli lichi del Nilo, che condividono la pianura africana del Safari con giraffe, orici dalle corna a sciabola e buoi dei Watussi. Per loro le sorprese non sono finite: grazie ad un gruppo molto numeroso che supera i 10 esemplari, molte mamme sono ancora in attesa dei propri piccoli che daranno il benvenuto all’autunno.
È ARRIVATO DUNE, GIOVANE CAMMELLO DELLA BATTRIANA: L’APPELLO DEGLI SCIENZIATI IN UNO STUDIO
L’estate ha portato con sé un nuovo ospite al Parco Natura Viva di Bussolengo. Si chiama Dune, ha da poco compiuto un anno di vita ed è il più giovane cammello della Battrianaospitato nel parco zoologico veronese. Una specie protagonista di un fraintendimentonella divulgazione scientifica, sul quale fa chiarezza uno studio pubblicato nel 2022 dalla Zoological Society of London. Quella di Dune è una specie domestica che conta oltre 35 milioni di individui al mondo, a lungo confusa con l’ultima specie di cammello selvatico che invece sopravvive in natura con meno di 950 esemplari. Un equivoco che toglie attenzione ad una specie “gravemente minacciata” di estinzione e che mitiga le misure di conservazione ad essa riservate. L’appello dei ricercatori è di iniziare dal linguaggio per modificare il destino di queste popolazioni, al motto di “Questo non è il mio nome!”.“Il nostro Dune ora fa parte di un gruppo di cammelli della Battriana, composto da due femmine e un maschio adulto”, spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva. “Il suo ruolo è quello di accendere i riflettori sulla sua “controparte” selvatica, che sopravvive solo in Cina e in Mongolia. E che, a parte 41 esemplari in un’istituzione mongola, non viene allevata in nessun parco zoologico del mondo. Non ci sono dunque azioni di reintroduzione possibili, ma si può iniziare dalle parole”. Lo studio chiede alla comunità internazionale, impegnata nella conservazione delle specie a rischio estinzione, di iniziare ad utilizzare il nome comune accurato, a seguito del riconoscimento dell’esistenza di due specie diverse: “Wild camel” dunque per la specie selvatica (Camelus ferus) e “Bactrian camel” per quella domestica (Camelus bactrianus). “Tenendo ben presente - prosegue Spiezio - che si tratta di due specie distinte, come il cane e il lupo o come il cavallo domestico e il cavallo selvatico. E che le minacce a carico dei meno di 1000 esemplari che sopravvivono allo stato selvatico, sono particolarmente incisive”. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura parla di 25-30 esemplari uccisi ogni anno durante la migrazione verso la Cina, sul confine più meridionale dell'area protetta del Grande Gobi. Una caccia ad uso di sussistenza locale, che si aggiunge ad un uso sempre maggiore di molte aree di pascolo a vantaggio del bestiame domestico.“Esiste un’“anticamera dell’estinzione” che si manifesta quando il numero delle popolazioni allo stato selvatico rischia di non essere più in grado di sostenere la propria crescita e declinare rapidamente verso la scomparsa. E il caso del cammello selvatico, se non si inizia dalla consapevolezza, potrebbe essere emblematico”, conclude Spiezio.
CANGURINA SALVATA DALLO STAFF DEL PARCO NATURA VIVA: FUORI PERICOLO DOPO CINQUE MESI DI CURE
È fuori pericolo la piccola di canguro grigio salvata dallo staff del Parco Natura Viva dopo il decesso della sua mamma nel febbraio scorso. Iniziava appena a mettere la testa fuori dal marsupio, pesava poco più di un chilo e la sua sopravvivenza è stata appesa a un filo per molte settimane. Sin da quando è stato necessario somministrarle il primo biberon, senza che fosse possibile reperire un latte specifico per questa specie e ottimale per la sua fase di sviluppo. Eppure, dopo cinque mesi di marsupio artificiale e cure esclusive di giorno e di notte, all’inizio di questa settimana è stato finalmente possibile riunirla al resto del gruppo, che l’ha accettata senza riserve. Fondamentale la fase di ambientazione e socializzazione preliminare, sotto il continuo monitoraggio dello staff. Ha fatto poi il resto la presenza di un piccolo canguro suo coetaneo, che la cerca molto.“Cangurina, così abbiamo voluto chiamarla - spiega Camillo Sandri, direttore zoologico e medico veterinario del Parco Natura Viva di Bussolengo - rimane ancora un po’ sottopeso ma si sta ormai avvicinando ai cinque chili ed è in gran forma. Da un mese circa mangia anche il pasto degli adulti ma siamo riusciti a tenerla in vita durante le prime difficili settimane grazie a un latte particolare di crescita destinato ai bambini a partire da un anno, privo di lattosio. E ad un marsupio artificiale realizzato con la felpa di pile del keeper che l’ha recuperata, che lei ha riconosciuto nel tempo e dal quale inizialmente usciva solo per i suoi bisogni”. Oggi, dopo quattro settimane utili a socializzare in sicurezza in un grande recinto interno al suo reparto, vive giorno e notte con il gruppo di canguri grigi che aveva lasciato cinque mesi fa. E lo staff torna per somministrarle ancora tre biberon di latte al giorno, che presto scenderanno a due.“Le prime fasi dopo il recupero non erano state così incoraggianti”, ricorda Sandri. “Avevamo allestito un’area ad hoc nella nursery dove la piccola ha trascorso i primi mesi, restando al sicuro nel suo nuovo marsupio. Ha fatto molta fatica ad accettare il biberon e soprattutto a bere il nuovo latte, ma pian piano si è abituata. Seppure molto lentamente, ha poi iniziato a prendere un po’ di peso. Fin quando si è dimostrata abbastanza in forze da poter affrontare alcune passeggiate nel prato vicino alla nursery ogni giorno con i suoi keeper, per poter saltare, muoversi e imparare a brucare. Senza il lavoro dello staff, oggi questa piccola non sarebbe di nuovo insieme agli altri canguri”, conclude il direttore zoologico. Le fasi di distacco dall’uomo di Cangurina sono state graduali e non sono ancora terminate. Ma grazie agli altri sei membri del suo gruppo, ora potrà davvero vivere una vita adatta alla sua specie.