4 gen 2019
Tra gli anni sessanta e la metà degli ottanta, la sua pelliccia arrivava a valere 40mila dollari l’una. Ogni anno venivano uccisi e commercializzati circa 200mila esemplari fino a quando, nel 1990, ne fu vietato definitivamente il commercio a livello globale. L’ocelot, il più grande tra i felini del genere Leopardus, sopravvisse a quei decenni ma ancora oggi tutte le sue popolazioni risultano in decremento: in Messico e Stati Uniti è classificato come “minacciato” mentre è “vulnerabile” in Colombia, Argentina e nel Brasile esterno all’area amazzonica. E all’alba del 2019, risolto il problema del commercio di pelliccia, ancora non si è trovata una soluzione al commercio illegale di specie esotiche: la bellezza del loro manto maculato e le dimensioni non eccessive li rendono molto richiesti sul mercato nero degli animali da compagnia. È proprio al temperamento di predatore di Andy e Philip, alla loro profonda complessità di carattere e alla loro totale estraneità alla vita domestica che lo staff del Parco Natura Viva ha dedicato i doni dell’epifania: stracci appesi ripieni di paglia da riuscire ad aprire, pezzetti di carne e odori diversi nascosti tra pacchi e fiocchetti. “È necessario che Andy e Philip, ocelot nati in due parchi zoologici d’Europa, mantengano le competenze tipiche della propria specie”, spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva. “In questo modo possono esplorare lasciandosi guidare dall’olfatto, gestire gli spazi a disposizione di ognuno, arrampicarsi e nascondersi, ingegnarsi per risolvere un problema”. La storia della pressione che l’uomo non ha mai smesso di esercitare su questa specie ci insegna che siamo in grado di distruggere intere popolazioni selvatiche ad una velocità imprevedibile. E allora, gli individui ospitati nei giardini zoologici dovranno tenersi pronti a poter svolgere il proprio ruolo e, se necessario, ripopolare l’habitat naturale.