Gli uccelli più pesanti in grado di volare sono le grandi otarde delle praterie asiatiche: per levare in volo i loro 12 chili di media (ma alcuni maschi pesano molto di più) hanno bisogno di tanta energia e di un’apertura alare di circa due metri e mezzo.
Il condor delle Ande pesa circa lo stesso, ma ha un’apertura alare che può superare i tre metri. I maschi di albatro urlatore e di albatro reale del Sud sono più leggeri delle otarde, ma le loro ali possono arrivare a tre metri e mezzo di apertura: a loro basta spiegarle e possono librarsi nell’aria come piume, elegantissimi. Tra caccia incontrollata e cavi dell’alta tensione, tutti gli uccelli più grandi sono fortemente minacciati. Altri sono già estinti.
Nelle Americhe del Miocene (tra 23 e 5 milioni di anni fa) spadroneggiavano alcuni uccelli predatori giganteschi, detti giustamente “uccelli mostruosi” (teratorniti).
Uno di loro, Aiolornis incredibilis, pesava 23 chili e aveva ali di cinque metri e mezzo, incredibile appunto. Ma Argentavis magnificens veleggiava sopra la pampa con i suoi 80 chili che pesavano su ali di sei e forse otto metri. Le ossa cave di questi uccelli, come di quelli attuali, hanno strutture interne sofisticate, le trabecole, che le rendono al contempo leggerissime, resistenti e flessibili, un miracolo di biomeccanica che noi umani abbiamo cercato in ogni modo di imitare. Noi mammiferi non arriviamo a tanto.
Il guinness del più grande mammifero volante al mondo è conteso tra la volpe volante della Malesia, presente nella Serra dei Giganti, e la volpe volante dal capo dorato (Acerodon jubatus) delle Filippine: un pipistrello gigante mangiatore di fichi, con apertura alare di un metro e mezzo, per poco più di un chilo di peso. È in via di estinzione perché le sue carni sono apprezzate e viene cacciato fino allo stremo.
Ma non dimentichiamo che i primi organismi a volare non furono i vertebrati (cioè per primi i rettili con gli pterosauri, poi i dinosauri uccelli, e ultimi i pipistrelli), bensì invertebrati, cioè in particolare gli insetti. Ben prima che un rettile spiccasse il volo infatti, nel Carbonifero e nel Permiano, nelle foreste dilagavano come elicotteri certe libellule gigantesche, grandi come uccelli, onnivore e piuttosto fameliche.